Il 28 novembre era la giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale. Un evento a porte chiuse, riservato ai maggiori produttori a livello mondiale, ai rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor. L’appuntamento per gli antimilitaristi era di fronte all’ingresso dell’Oval, dove, protetti da un ingente schieramento di polizia, dovevano entrare i partecipanti a questa convention, fiore all’occhiello della lobby armiera subalpina. Gli antimilitaristi armati di striscioni e cartelli sin dalle 12 hanno occupato la strada davanti al cancello del centro congressi. Dopo pochi minuti le auto dirette all’Oval hanno fatto retro marcia. I partecipanti sono stati obbligati ad entrare all’Oval a piedi, alla spicciolata, da un passaggio interno al Lingotto. Per la prima volta dopo 18 anni gli antimilitarist* hanno bloccato l’ingresso ai mercanti d’armi.
Il blocco è stato tenuto per oltre due ore, in modo che nessuno passasse dalla porta principale. Durante il blocco si è tenuta un’assemblea, dove, al di là del forte entusiasmo per la riuscita dell’azione di contrasto, si è ribadito l’impegno a continuare la lotta contro l’industria e il mercato delle armi.
Dopo due ore di blocco gli antimilitaristi si sono mossi in corteo verso la passerella pedonale alla quale si erano appena appesi tre attivisti di Extinction Rebellion, per dare solidarietà agli ecologisti.
In contemporanea, clandestinamente, nell’area dell’ex Alenia una ruspa abbatteva un pezzo di muro. Secondo i media questo sarebbe il gesto di avvio della costruzione della Città dell’Aerospazio, nuovo polo bellico nel cuore di Torino. Nessuna traccia del ministro Crosetto che un mese fa aveva annunciato la propria presenza. Un segno sin troppo chiaro delle incertezze che ancora gravano sul progetto: dopo aver intascato i soldi del PNRR, Leonardo non trova privati disposti ad investire.
Non bisogna farsi illusioni. Sia Cirio che Lorusso hanno confermato il loro appoggio alla nascita della Città dell’aerospazio, dove verranno progettate armi sempre più precise, sempre più mortali. A Torino Leonardo, in collaborazione con il Politecnico, punta soprattutto sulla ricerca e sull’innovazione, mentre si conferma il ruolo dell’Alenia di Caselle come polo produttivo, che probabilmente verrà rinforzato in vista della produzione di un nuovo cacciabombardiere, il Tempest, una joint venture tra produttori italiani, giapponesi e britannici, e dell’Eurodrone. Un fatto è certo.
La narrazione istituzionale e mediatica dell’Aerospace and defence meetings e della Città dell’aerospazio continua nascondere dietro la retorica dei viaggi spaziali, delle navicelle, degli esploratori di Marte e della Luna, la realtà di un mercato e di un comparto produttivo il cui fulcro sono le armi: cacciabombardieri, elicotteri da combattimento, droni, sistemi di puntamento. Queste armi sono impiegate nelle guerre di ogni dove, ma sono prodotte a due passi dalle nostre case.
La cortina fumogena che nasconde la scelta di trasformare Torino in capitale delle armi è stata in parte dissipata, coinvolgendo nelle contestazioni studenti, ecologisti, lavoratori della formazione, oltre ai gruppi che da anni lottano contro l’industria bellica.
La campagna lanciata dall’Assemblea Antimilitarista e dal Coordinamento contro la guerra e chi la arma è riuscita a costruire un importante corteo comunicativo il 18 novembre ed è culminata con il blocco dell’ingresso alla mostra delle armi.
Una bella manciata di sabbia è stata gettata negli ingranaggi di una macchina mortale. Bisognerà moltiplicare l’impegno perché la macchina sia fermata per sempre.
Questo lungo novembre di lotta si conclude con la consapevolezza che i mercanti di morte, gli eserciti, i produttori di armi troveranno sempre più gente disponibile a mettersi di mezzo.
Fermare la guerra e chi la a(r)ma è possibile. Dipende da ciascuno di noi.
Assemblea Antimilitarista
antimilitarista.to@gmail.com
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Torino. Bloccati i mercanti d’armi! | Anarres (anarresinfo.org)