In Ucraina, la guerra iniziata con l’invasione dell’esercito russo è ancora in corso. Alcuni vogliono presentarci questa guerra come la gloriosa resistenza dell’intero popolo ucraino contro il fascismo russo, altri come la legittima risposta della Russia all’imperialismo della NATO.
La verità è che nella guerra a morire sono sempre gli stessi; coloro che sono troppo poveri per scappare, che non hanno i soldi o i legami per sfuggire all’arruolamento forzato, costretti oggi ad andare a guarnire le trincee per difendere gli interessi degli sfruttatori di ieri, che li sfrutteranno ancora domani. Insomma, i proletari, quelli che come noi, voi, te, non hanno altra scelta di vita che andare ogni giorno a vendere il loro tempo e il loro corpo per arricchire i padroni di tutti i Paesi. La guerra infuria oltre le frontiere, quelli che non muoiono sotto le bombe, subiranno la carestia causata dalle sanzioni e le ripercussioni economiche, anche a migliaia di chilometri dalle linee del fronte.
Mentre una parte dell’apparato statale russo sembra determinato a continuare la guerra indipendentemente dalla perdita di vite umane, i capitalisti al potere in Ucraina hanno dichiarato la legge marziale. Quelli che prendono nei negozi cibo o qualcosa per migliorare la loro vita quotidiana sono severamente puniti, umiliati, a volte giustiziati. Quelli che lavorano ancora sotto le bombe vedono i loro salari ridotti all’osso in nome dello sforzo patriottico. I capitalisti russi mandano soldati russi, bielorussi, osseti o ceceni a morire e uccidere per i loro profitti. Alcuni dei soldati sono coscritti, reclutati con la forza e mandati a combattere.
Di fronte a questa situazione, numerose manifestazioni si sono svolte in Russia. I lavoratori delle ferrovie bielorusse hanno sabotato i binari per impedire i rifornimenti logistici alle linee del fronte. I lavoratori dell’aeroporto di Pisa in Italia hanno rifiutato di caricare armi per l’Ucraina. Nonostante la feroce repressione, i proletari si sollevano contro questa guerra che non è la loro.
I paesi occidentali e quelli della NATO, che dopo aver saccheggiato, invaso, bombardato quasi tutto il globo in nome del progresso e poi della democrazia, possono di nuovo spacciarsi per il campo della pace e della ragione.
Lo stato russo, in ritardo rispetto all’economia capitalista, si imbarca in una guerra di espansione: una situazione drammatica per chi muore sotto le bombe, ma un’opportunità per i capitalisti! Una riorganizzazione del mercato mondiale dell’energia è ora necessaria in nome dell’Economia Verde. Un piano forzato ma accomodante per i capitalisti europei e nordamericani, in quanto gli investimenti e i profitti potenziali sono colossali.
Questa riorganizzazione andrà ben oltre la questione energetica, i blocchi vengono ridisegnati, l’appello alla nazione o alla sovranità è solo un’esca per l’inasprimento della competizione tra gli sStati minacciati dalla recessione ma soprattutto tra i lavoratori.
La patina ideologica nazionalista cerca di galvanizzare le folle a lavorare ancora più duramente e per salari più bassi per sostenere lo sforzo bellico e far dimenticare ai lavoratori che i loro interessi sono gli stessi di quelli dall’altro lato della trincea.
I migranti ucraini sono redistribuiti “amichevolmente” per paese e secondo le loro qualifiche. In realtà, è una tenda della Croce Rossa che sarà la loro area di attesa prima di essere redistribuiti per un nuovo sfruttamento.
“Siamo in guerra”, questa è la frase con cui Macron ha aperto la stagione del Covid prima di impostare la resilienza come parola d’ordine per la nazione. In linea con il discorso militarista prodotto dagli stati di tutto il mondo dall’inizio della pandemia, per farci accettare di stringere la cinghia di nuovo. Qui, come ovunque, i prezzi salgono, si impennano, esplodono! Questo aumento dei prezzi, già ben avviato prima dell’inizio del conflitto, trova una giustificazione pronta nel conflitto in corso in Ucraina. Per quelli che ci comandano, dovremmo abbassare il riscaldamento, ridurre il consumo di questo o quello, e continuare ad andare al lavoro pagando la benzina due euro al litro !
Non dimentichiamo che la guerra degli Stati è la pace capitalista con altri mezzi. Non chiediamo la pace, che è cara ai democratici solo perché permette l’accumulazione. Contro l’orrore di questa società dove tutto è basato sul profitto, vogliamo la guerra di classe !
Contro il rumore mortale delle bombe, e la confusione mediatica che vuole portarci alle urne, affiliamo i nostri coltelli, scendiamo di nuovo in strada, scioperiamo, blocchiamo: passiamo all’offensiva contro lo sfruttamento !
ASAP Révolution